Il Presidente dell’OMCeO di Trento, Dott. Giovanni de Pretis, ha rilasciato un’intervista che tocca vari problemi della Sanità trentina e nazionale ,meritevoli di approfondimento . Uno dei più sentiti attualmente è quello della carenza di medici di base , i medici di famiglia. La carenza di medici di base in Italia come in Trentino è un’emergenza strutturale destinata a crescere, tenuto conto dei pensionamenti e dello scarso interesse dei giovani medici per questa professione. Un disagio grave sia per i cittadini che per i medici in servizio , con sovraccarico inammissibile di assistiti. Le cause principali vanno ricercate in una programmazione del passato errata e nella scarsa attrattività attuale della professione.A tale proposito la riforma delle modalità di ammissione a Medicina ,con l’abolizione dei test d’ingresso, superamento del numero chiuso con istituzione di un semestre aperto e successivi esami di merito per proseguire, è solo un escamotage per cercare di gestire in modo improprio un problema di carenza e fuga di medici dal SSN. Il sistema attuale produce in realtà troppi medici ,in generale, i quali però non sono attratti dal Sistema Sanitario pubblico o da certe specializzazioni in aree cruciali per il funzionamento del SSN : medicina d’emergenza-urgenza, chirurgia generale, medicina di comunità e delle cure primarie, radioterapia e tutte le specialità di laboratorio . Il vero problema non è quindi formare più medici, ma fermare la loro fuga dal Servizio Sanitario Nazionale ,rendere più attrattive quelle specialità che sono meno ambite e restituire prestigio alla professione e alla carriera nel pubblico, in particolare per i medici di famiglia e le specialità disertate. Diversamente si continuerà ad investire denaro pubblico per laureare medici da destinare al libero mercato o all’estero.
La riforma di Medicina, con Il semestre filtro per l’accesso, ha spalancato le porte a numeri da record di studenti , molti dei quali non riusciranno a proseguire, con frustrazione , pressione e perdita di tempo prezioso. Un fallimento , come peraltro era stato previsto da tutti gli organi accademici inclusa la Conferenza dei Rettori e il Consiglio Universitario Nazionale . “Un disastro assoluto , ha commentato il Dott. de Pretis , nato da un uso populista della Sanità , sfruttato a fini elettorali”, che non ha eliminato il numero chiuso ma solo spostato lo sbarramento , una soluzione inefficace e costosa che non risolve i veri problemi della professione medica in Italia , oltre a non premiare il merito .
La proposta del Presidente, per provare a dare risposta a questa carenza, è l’idea di istituire una “specialistica” per la medicina di base: un unicum in Italia , molto attrattivo, possibile in Trentino grazie alla neonata Asuit , l’Azienda Sanitaria Integrata. Ad oggi in Italia non esistono specializzazioni universitarie del genere , ma solo Scuole di Medicina come quella che a Trento è gestita congiuntamente dall’Ordine dei Medici, Provincia, Fbk, Apss e Università. La specialità sarebbe una scelta strategica per il Servizio Sanitario Provinciale e Nazionale , il presupposto per una reale riforma delle cure primarie: formazione adeguata, valorizzazione delle competenze e allineamento agli standard europei.
Anche gli organici degli ospedali in Trentino, come altrove , sono in sofferenza ,e lo saranno nei prossimi anni, perché mancano di fatto i medici. In realtà l’Italia ha un numero di medici superiore alla media Ocse. Secondo i dati Ocse, aggiornati al 5 dicembre 2025 e riferiti a tutti i medici attivi in Italia dalla laurea al pensionamento, nel 2023 se ne contavano 5,4 ogni 1.000 abitanti. Un valore superiore sia alla media OCSE (3,9) sia alla media dei paesi europei (4,1), che colloca l’Italia in seconda posizione tra i 31 paesi che forniscono il dato . I laureati in Medicina e Chirurgia nel 2023 sono stati 16,6 per 100.000 abitanti, valore superiore alla media OCSE (14,3) e poco al di sopra della media dei paesi europei (16,3). Bisogna essere attrattivi : servono stipendi adeguati , un sistema che offra possibilità di fare ricerca , nuove tecnologie, e serve , non ultimo , sostenere la qualità della vita dei professionisti. Nella nostra Provincia il rinnovo del Contratto del Comparto Sanità per il triennio 2025-2027 è un bel risultato, un motivo di vanto per la nostra Sanità, portando aumenti salariali significativi e nuove tutele per il personale medico e sanitario.
Anche il nuovo ospedale , che urge di date certe per la realizzazione , potrebbe avere un gran peso sul reclutamento dei giovani e il futuro della Sanità trentina. Non basta tuttavia che la nascita dell’Asuit sia stata deliberata dalla Provincia. La vera difficoltà è “costruirla “ , integrando le sue componenti ospedaliera ed universitaria , assistenza sanitaria , didattica e ricerca con l’obiettivo di migliorare la qualità dell’assistenza, sostenere la crescita professionale degli operatori sanitari e promuovere l’innovazione.
Una sfida ambiziosa per i prossimi anni : costruire insieme una realtà dove esercizio della professione, ricerca e docenza lavorano di concerto, perché tutti si sentano e siano protagonisti e che possa tradursi realmente in cure e servizi d’eccellenza per tutti i cittadini.