L’AMR è un problema e una minaccia per la salute pubblica e per i sistemi sanitari a livello globale, un’emergenza mondiale secondo l’OMS . Si verifica quando i microrganismi patogeni (batteri, virus, funghi e parassiti) si adattano e non rispondono , o rispondono solo parzialmente ai farmaci, rendendo difficile o inefficace il trattamento. Antibiotici, antivirali, antimicotici e antiparassitari sono usati principalmente per prevenire e curare infezioni nell’uomo, ma se ne fa largo uso anche in medicina veterinaria ed in agricoltura , ed ora sappiamo che la resistenza antimicrobica può diffondersi tra animali, esseri umani ed ambiente .
Il fenomeno dell’AMR ha subito una notevole accelerazione negli ultimi anni, anche a causa di un uso eccessivo ed inappropriato di questi farmaci .L’utilizzo smodato degli antibiotici negli ultimi 50 anni ha esercitato una pressione selettiva sui batteri, favorendo la selezione di ceppi resistenti e multi-resistenti. Limitandosi al campo della resistenza agli antibiotici , secondo il rapporto Global Research on Antimicrobial Resistance pubblicato da The Lancet, nel 2019 si sono stimati nel mondo 4,95 milioni di decessi associati alla resistenza antimicrobica ,di cui 1,27 milioni di decessi attribuiti direttamente a questa.
In Europa ,secondo il Rapporto congiunto ECDC – Regional Office for Europe WHO sulla sorveglianza della resistenza antimicrobica , ogni anno circa 700.0000 infezioni sono causate da batteri resistenti agli antibiotici e si segnalano 33.000 decessi, che riguardano soprattutto le età estreme ,bambini nei primi mesi di vita ed anziani, e sono correlate principalmente all’assistenza sanitaria e sociosanitaria. Infezioni correlate all’assistenza sanitaria a livello europeo, hanno un impatto economico complessivo per la società pari a 1,5 miliardi di euro all’anno. Si stima che il costo medio di una infezione da batteri resistenti sia compreso tra gli 8.500 e i 34.000 euro.
Secondo La Review on Antimicrobial Resistance inglese, nel mondo entro il 2050 le infezioni batteriche saranno responsabili di 10 milioni di morti all’anno, superando il numero di morti per tumore (8,2 milioni l’anno), diabete (1,5 milioni) , incedenti stradali (1,2 milioni) e diventeranno la prima causa di morte.
Il nostro Paese detiene in Europa il primato per diffusione di germi resistenti e la situazione è critica anche per il consumo di antibiotici rispetto alla media europea, sia in ambito umano che veterinario. In Italia le infezioni correlate all’assistenza sanitaria colpiscono ogni anno circa 284.000 pazienti causando 4.500-7.000 decessi, ma sono numeri che potrebbero sottostimare la gravità della situazione : l’Italia è il Paese europeo dove è più facile ammalarsi e morire di un’infezione resistente agli antibiotici. Il consumo di antibiotici è elevato al di fuori degli ospedali (rappresenta il 90% circa degli antibiotici prescritti), ma i dati sulla resistenza antibiotica derivano soprattutto da indagini condotte in ospedale, rendendo difficile fornire un quadro completo.
A marzo 2022 l’Aifa ha pubblicato il report annuale sul consumo degli antibiotici in Italia nel 2020 , che ha subito un calo netto rispetto al 2019, complice anche la pandemia ,ma si è mantenuto nettamente sopra la media europea sia in ambito territoriale che ospedaliero, così come restano elevate le percentuali di resistenza alle principali classi di antibiotici sorvegliati.
L’OMS , allo scopo di fornire un aiuto nel contrasto al fenomeno ha lanciato la campagna “AWaRe” : tutti i principi attivi antibiotici sono catalogati in tre gruppi denominati “Access”, “Watch” e “Reserve”. Gli antibiotici “Access” devono essere la prima scelta per le infezioni comuni e sono tutti a spettro ristretto, quelli “Watch” possono essere utilizzati a seguito di raccomandazioni specifiche e in casi particolari , mentre i “Reserve” devono essere prescritti con parsimonia, come ultima risorsa per i casi molto gravi. La campagna si pone come obiettivo di incrementare l’uso degli antibiotici “Access” almeno fino al 60% del totale. L’Italia usa solo il 38% di antibiotici di classe Access, prediligendo quelli ad ampio spettro.
Le Regioni con una performance migliore sono il Friuli Venezia Giulia e le Province Autonome di Trento e Bolzano per quanto riguarda l’uso di antibiotici di classe Access, comunque ben lontano dalle indicazioni OMS.
Dal Ministero della Salute è stato da pochi giorni trasmesso alle Regioni/PA il nuovo Piano Nazionale per la prevenzione dell’antibioticoresistenza 2020-2025 (PNCAR) con le indicazioni per contrastare il fenomeno, incentrate su sorveglianza/monitoraggio, miglioramento della diagnostica, uso appropriato degli antibiotici, prevenzione delle infezioni, formazione e comunicazione.La crescente minaccia della resistenza antimicrobica richiede un intervento multidisciplinare secondo la visione One Health , coinvolgendo tutti i settori interessati : comunità, ospedali, allevamenti animali, rifiuti e acque reflue. Il contrasto alla resistenza antimicrobica deve svilupparsi su diversi fronti, soprattutto sulla sensibilizzazione della popolazione, che allontani da abitudini come l’automedicazione , e sull’impegno della classe medica per la prescrizione ed impiego appropriati degli antibiotici .Sono necessarie , oltre al potenziamento di tutte le attività di monitoraggio dei ceppi resistenti, sorveglianza e prevenzione , anche politiche di sostegno e finanziamento a favore della ricerca per lo sviluppo di strumenti diagnostici innovativi e di nuovi farmaci : nuovi antibiotici, probiotici , fitofarmaci , utilizzo di virus batteriofagi capaci di infettare ed uccidere i batteri , sviluppo di nuovi vaccini efficaci contro le infezioni batteriche.
È urgente un cambiamento culturale a cui tutti sono chiamati, e bisogna continuare a parlare di questo tema ed agire, perché il numero di antimicrobici a disposizione si sta esaurendo e con esso la possibilità di cura delle infezioni .