La circoncisione è una pratica chirurgica che consiste nella rimozione totale o parziale del prepuzio del pene, la parte anatomica che riveste il glande .
La circoncisione rituale maschile (CRM) non è motivata da esigenze di salute come quando è finalizzata a correggere anomalie anatomiche e funzionali o a prevenire patologie infettive.
La circoncisione rituale maschile è una pratica antichissima, appartenente a molti popoli, lontani e diversi, con significato di regola igienica , rito di purificazione , di iniziazione e passaggio ad una nuova condizione di vita . Presso gli ebrei e i musulmani e alcune chiese cristiane copte dell’Egitto e dell’Etiopia ha motivazione religiosa.
La pratica della CRM per gli Ebrei (BritMilah) è un aspetto fondamentale della religione ebraica stessa e segno di appartenenza; viene eseguita nell’ottavo giorno di vita, secondo le indicazioni del Testamento, ed è affidata al Mohel , esperto formato e riconosciuto, che attualmente è sempre più spesso un medico chirurgo o un pediatra , ma non necessariamente.
Nel mondo islamico la CRM (Khitan ) è un aspetto essenziale della fede, non prescritta ma consigliata dallo stesso Maometto ; può essere eseguita dall’età neonatale e fino alla pubertà.
La circoncisione rituale è considerata lecita nel nostro ordinamento giuridico, a differenza delle mutilazioni genitali femminili, e secondo il Comitato Nazionale per la bioetica (nel parere espresso ancora il 25.09.1998) trova garanzie costituzionali nell’art. 19 della Costituzione sulla libertà di culto: “Le Comunità che per la loro specifica cultura praticano la circoncisione rituale maschile,meritano pieno riconoscimento della legittimità di tale pratica ».
In Italia, ormai da più di vent’anni , in seguito all’aumento della popolazione straniera residente, il tema della circoncisione rituale o culturale è divenuto oggetto di dibattito anche a seguito dei numerosi fatti di cronaca che hanno visto tristemente protagonisti bambini che, per essere stati sottoposti a tale pratica da parte di « circoncisori tradizionali » e/o in ambiti ad ogni modo non sicuri, hanno riportato complicanze gravi e anche fatali.
Attualmente non esiste un registro delle circoncisioni, e per questo è difficile avere la misura reale degli interventi “sommersi”, . Secondo le stime di Medici di origine straniera in Italia (Amsi) ogni anno in Italia sarebbero richieste circa 15.000 circoncisioni da famiglie musulmane e non, di cui 8.500 eseguite in Italia e 6.500 nei Paesi di origine in occasione di rientri temporanei. Più del 40% degli interventi effettuati in Italia avvengono in clandestinità, al di fuori dalle strutture sanitarie autorizzate e spesso ad opera di personale non medico , malgrado la pratica comporti un rischio importante di complicanze sia precoci che tardive ( sanguinamento , infezione , lesioni del glande e dell’uretra, fimosi ) .
Tale pratica è esclusa attualmente dai livelli essenziali di assistenza (LEA) e c’è disomogeneità nel percorso assistenziale fra i vari sistemi regionali ed anche nelle diverse Aziende sanitarie della stessa Regione in Italia . È necessario e urgente quindi affrontare in modo strutturale il tema della circoncisione rituale, che va urgentemente regolamentata . Le Società scientifiche ed Associazioni di professionisti, come anche la Fnomceo, hanno da anni sollecitato le Autorità sanitarie ad inserire nei LEA ( cioè nelle prestazioni che il Servizio sanitario nazionale è tenuto a fornire a tutti i cittadini, gratuitamente o dietro pagamento di una quota di partecipazione) questa pratica, di modo che sia eseguibile presso strutture pubbliche e/o private convenzionate e a costi accessibili a tutte le fasce di reddito, per garantire realmente a tutti il diritto alla salute ed evitare i canali clandestini.
L’aumento delle circoncisioni clandestine è dovuto infatti soprattutto ai costi troppo elevati delle procedure nelle strutture private e alla scarsità di strutture autorizzate sul territorio.
In Italia vivono cinque milioni di cittadini stranieri e la crescente richiesta da parte delle famiglie , che vivono qui stabilmente, di poter sottoporre i propri figli a tale pratica, non può essere ignorata e richiede risposte adeguate ed alternative reali nel rispetto del diritto alla salute e della sicurezza sanitaria. È fondamentale la collaborazione istituzionale per contrastare le pratiche clandestine. È necessario promuovere percorsi di formazione che coinvolgano tutti i medici, anche di origine straniera, e gli operatori sanitari e sociali e attivare e rafforzare una informazione capillare per le famiglie.
Le misure dovrebbero andare nella direzione e a sostegno di una popolazione che cambia diventando sempre più multietnica, nell’ottica di una prevenzione e cura qualificate e secondo l’etica dell’inclusione .
N.Comper