A fine inverno la qualità dell’aria in molte città italiane è pessima, soprattutto al Nord Italia, e tale da far scattare misure antismog di secondo livello ,come alcuni divieti per la circolazione e per il riscaldamento domestico.
Le condizioni meteorologiche che hanno caratterizzato l’ultimo anno ,caldo e secco , hanno contribuito non poco all’inquinamento atmosferico .Lega Ambiente ha recentemente sottolineato la situazione di emergenza smog in Italia nel suo recente report annuale sulla qualità dell’aria “Mal ‘Aria di città “,che ha analizzato per il 2022 l’inquinamento atmosferico di 95 città italiane.Ci sono anche Trento e Bolzano nel blocco delle 12 città che per quanto riguarda l’inquinamento da biossido di azoto.(NO2)devono impegnarsi maggiormente per ridurre le loro concentrazioni ed adeguarsi ai nuovi target europei entro il 2030.Ricordiamo che le principali fonti di NO2 sono il traffico veicolare e gli impianti di riscaldamento,oltre ad attività industriali.
È sotto gli occhi di tutti la cappa di smog che occupa i nostri cieli negli ultimi giorni e settimane, e il giudizio sulla qualità dell’aria è stato spesso quello di “scadente”per lo sforamento dei limiti delle polveri sottili(PM10), che è di 50 microgrammi /metro cubo ; a Riva del Garda è stata superata la concentrazione di 100 microgrammi,che permette di definire l’aria come ” pessima”. A determinare questo stato partecipano le emissioni locali , ma è importante anche il contributo di inquinanti che arrivano con gli spostamenti delle masse d’aria dalla Pianura Padana ,e che incide soprattutto sulla qualità dell’aria dell’ Alto Garda e Trentino meridionale.
Pensiamo che ogni giorno respiriamo circa 12.000 litri di aria.I limiti attuali di legge per gli inquinanti aerei monitorati sono la condizione minima sufficiente , ma per tutelare la salute, secondo le Linee Guida OMS 2021 per la qualità dell’aria, bisogna scendere molto al di sotto di tali soglie con una serie di azioni da parte delle amministrazioni e dei cittadini.
I cittadini devono essere adeguatamente informati per poter fare scelte individuali consapevoli e migliori , a protezione della propria salute. Nell’attesa di misure più restrittive che le istituzioni adottino misure più restrittive per breve periodo e di prevenzione a medio e lungo termine i singoli possono mettere in atto alcune buone pratiche :
-informarsi sui livelli di inquinamento sui siti di protezione ambientale ARPA / APPA per pianificare le proprie attività
-evitare esposizioni prolungate all’aria aperta nelle giornate e ore di massima concentrazione degli inquinanti
– evitare di svolgere attività fisica vicino ad aree a traffico elevato o particolarmente inquinate ; non praticare sport nelle aree ed ore di massimo traffico ed inquinamento
-limitare le uscite di neonati e bambini, in particolare se affetti da malattie respiratorie, nei giorni con livelli di inquinamento elevati; in generale scegliere orari ,luoghi e percorsi con minor traffico ; per il loro trasporto preferire un marsupio o zaino piuttosto che il passeggino, poiché gli inquinanti si concentrano in basso e ad altezza dei tubi di scappamento ; non appena sono in grado di farlo è importante insegnare ai bambini a respirare col naso, che è un filtro per l’aria
– anche per le donne in gravidanza è consigliato, specialmente in caso di patologie ostetriche quali preeclampsia o ipertensione, e soprattutto nel primo trimestre e nelle ultime settimane di gestazione, di limitare la permanenza all’aperto nelle giornate in cui l’aria è più inquinata e di evitare i percorsi a traffico intenso
– tutte le persone con patologie respiratorie dovrebbero evitare sforzi fisici all’aperto durante i picchi di inquinamento e curare l’aderenza alle terapie
– per le persone con patologie cardiovascolari è importante monitorare la pressione arteriosa ed evitare di uscire durante i picchi di inquinamento (in particolare PM e ozono) e curare l’aderenza alle terapie
-per le persone anziane è consigliato di limitare il tempo passato all’aperto quando la qualità dell’aria non è buona e preferire i luoghi di soggiorno o ricreativi lontani da strade a traffico intenso
– i lavoratori all’aperto dovrebbero evitare sforzi fisici intensi, in particolare coloro che soffrono di malattie respiratorie , allergiche o cardiovascolari ; le categorie professionali più esposte devono usare dispositivi di protezione individuale per ridurre l’esposizione occupazionale agli inquinanti dell’aria
– quando possibile raggiungere per il tempo libero/ festivo zone poco inquinate, come montagna e boschi
-in auto utilizzare il climatizzatore che attraverso il filtro antiparticolato contribuisce a ridurre l’esposizione agli inquinanti ; in caso di soste forzate e prolungate in situazioni di elevato traffico azionare il ricircolo dell’aria interna
– in casa è importante ventilare gli ambienti negli orari in cui l’aria è meno inquinata cioè nelle ore notturne / serali e di primo mattino; ridurre l’esposizione a profumi, fumo di sigaretta, candele o incensi, che possono peggiorare i sintomi respiratori; curare la pulizia soprattutto per quanto riguarda la polvere e l’areazione della cucina con cappe aspiranti.
Un argomento dibattuto è quello dell’uso delle mascherine anti smog.Abbiamo imparato ad utilizzarle per la protezione dal coronavirus, ma possono essere teoricamente utili anche contro polveri ed altre particelle che inquinano l’aria. Sono quelle commercializzate con la sigla FFP che sta per “Filtering Facepiece Particles” (facciale filtrante per le particelle) seguita da un numero progressivo a seconda dello specifico scopo d’uso.Proteggono da aerosol, fumo e polveri fini acquose e oleose durante il lavoro; la loro funzione protettiva è normata a livello europeo secondo EN 149. Vengono suddivise nelle classi di protezione FFP1, FFP2 e FFP3. Sono dispositivi di protezione individuale utili contro le particelle fini, la polvere e alcuni virus.Il contesto sanitario non è l’unico ambiente dove possono o devono essere usate. Nessuna delle maschere FFP1, FFP2 ed FFP3 è però in grado di proteggere dai gas inquinanti come ozono , biossido di azoto, monossido di carbonio, idrocarburi policiclici ed altri.
Il modello FFP1 riesce a filtrare fino al 72% del PM10 e del PM 2.5, mentre FFP2 blocca fino al 94% delle polveri sottili ed FFP3 ha un’efficienza filtrante che blocca fino al 98% delle particelle in sospensione. Pochi studi sull’uomo hanno esaminato la reale efficacia di indossare una maschera facciale anti smog e non disponiamo di raccomandazioni ufficiali o linee guida al riguardo.Al contrario, esistono standard chiari per i respiratori specialistici che devono essere utilizzati dai professionisti che lavorano in ambienti inquinati Questi sono certificati per situazioni specifiche e includono anche maschere antigas e altri dispositivi che limitano l’inalazione di polvere, ma nessuno è indicato per l’uso quotidiano all’aperto.
Tuttavia,se usate correttamente, alcuni tipi di maschere hanno un effetto di filtro per alcuni inquinanti aerei.Fra queste il tipo FFP2 è la più adatta per la protezione da PM10 e PM2,5 ed in caso di allergia moderata ai pollini.Ricordiamo che condizioni speciali legate a disabilità, età, malattie respiratorie o malattie psichiche possono interferire e controindicare l’uso delle maschere facciali.
Certo non basta una mascherina a salvarci.