Nessuna descrizione della foto disponibile.
A distanza di due anni dall’inizio della pandemia è ormai accertato che molte persone colpite da Covid-19 sviluppano manifestazioni cliniche che possono prolungarsi oltre la fase acuta di malattia, con sintomi e segni eterogenei e conseguenze a lungo termine sulle performances fisiche e mentali. Questa condizione viene definita Long Covid, precisamente Sindrome Post Covid-19. Ad ottobre 2021 l’OMS ne ha dato una definizione ufficiale: “è una condizione che si verifica in individui con una storia di infezione da SARS-CoV-2 probabile o confermata, di solito entro 3 mesi di distanza dall’insorgenza di COVID-19, con sintomi che durano da almeno 2 mesi e non possono essere spiegati da una diagnosi alternativa.I sintomi più comuni includono affaticamento, mancanza di respiro, disfunzioni cognitive e hanno un impatto sulla vita quotidiana. I sintomi possono essere di nuova insorgenza dopo il recupero iniziale da un episodio acuto di COVID-19 o persistere dall’inizio della malattia. I sintomi possono anche fluttuare nel tempo.” I meccanismi che determinano il long Covid non sono ancora completamente definiti : viene considerata l’ipotesi di una risposta autoimmune indotta dal virus stesso, che potrebbe presentare similitudini con componenti del nostro ’organismo (fenomeno noto come mimetismo molecolare) . Un’altra ipotesi è che al termine di un’infezione acuta il coronavirus possa permanere in vari tessuti infettati: l’Rna di Sars-CoV-2 , secondo uno studio attualmente in preprint, è stato ritrovato in varie parti dell’organismo, incluso il cuore e il cervello fino a 230 giorni dopo l’insorgenza dei sintomi.
Una revisione pubblicata su Frontiers in Medicine a novembre 2021 riporta che più di 100 sintomi possono persistere dopo la fase acuta della malattia. I più comuni nell’adulto sono l’astenia e la dispnea, ma sono frequenti anche insonnia, tachicardia, perdita di gusto e olfatto, dolori muscolari, neuropatie periferiche, eruzioni cutanee, ansia, depressione e difficoltà di concentrazione (nebbia cerebrale).La durata della persistenza dei sintomi non sembra essere collegata all’intensità degli stessi durante la malattia acuta ,e anche persone che hanno avuto una forma lieve di Covid-19 possono sviluppare problemi a lungo termine.Secondo l’Oms tra il 10% e il 20% dei pazienti che ha avuto il Covid ha sperimentato sintomi persistenti per mesi dopo l’infezione acuta .Sono quindi di fondamentale importanza il riconoscimento della malattia, l’istituzione e il potenziamento di servizi per la diagnosi e la riabilitazione dedicati, e ulteriori ricerche sugli effetti a lungo termine del Covid-19.
Attualmente non ci sono molti dati sull’incidenza del long-COVID tra le persone vaccinate. I vaccini riducono il rischio di strascichi nel lungo termine perché rendono meno probabile contrarre l’infezione da SARS-CoV-2, soprattutto in forma grave.La vaccinazione fa sì che si approntino migliori difese per fermare rapidamente il virus, prima che produca molte copie di sé in varie parti del nostro organismo e riducendo così il rischio che si formino quelle ” riserve ” che potrebbero essere tra le cause della sindrome. I vaccini potrebbero anche fornire ai pazienti long Covid un vantaggio nel recupero o nella riduzione dei sintomi. Ulteriori dati al riguardo dovrebbero arrivare con l’avanzare nei diversi paesi delle campagne di vaccinazione e con l’investimento dei fondi per la ricerca sul long Covid.
Al momento sono ancor limitati anche gli studi sui danni causati dal virus in età pediatrica e in particolare quelli sul long Covid .Tuttavia si stanno accumulando dati che evidenziano come questo colpisca sempre più spesso anche bambini e adolescenti. Sono numerosi i sintomi descritti ,come già negli adulti, ma quelli maggiormente attribuiti ai bambini e ai ragazzi sono astenia, difficoltà di concentrazione, cefalea, disturbi del sonno, ansia, depressione del tono dell’umore, cambiamenti nel gusto e olfatto . Il 10-15% dei bambini, indipendentemente dalla severità iniziale della malattia, ha sintomi a lungo termine e questo accende finalmente i riflettori su una popolazione sottovalutata .