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Tra gli inquinanti ambientali gli endocrine disruptors, Interferenti Endocrini (IE) sono stati e sono oggetto di interesse e di numerose ricerche scientifiche, ed è importante conoscerli e diffonderne la cultura .
Secondo la definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità gli IE sono sostanze o loro miscele in grado di alterare le funzioni del sistema endocrino ( ormonale) causando effetti avversi negli organismi o nella loro progenie . Sono circa 800 le sostanze sospettate di interferenza endocrina , e le incontriamo ovunque nella nostra vita quotidiana. Sono in grado di legarsi come “agonisti” o “antagonisti” ai recettori di vari ormoni , come quelli degli ormoni steroidei ( androgeni ed estrogeni) o degli ormoni tiroidei. È stata dimostrata interferenza anche sulle tappe enzimatiche della steroidogenesi e della sintesi dei neurotrasmettitori, e con differenti meccanismi con il trasporto ed il metabolismo degli ormoni fisiologici.
Sono perlopiù sostanze di produzione industriale (esistono anche IE naturali quali i fitoestrogeni), che si possono ritrovare in molti oggetti di uso quotidiano, nel vestiti , nei farmaci, in alcuni presidi sanitari, nei disinfettanti, nei cibi e loro contenitori, nell’arredamento e nel materiale di costruzione, nei cosmetici e prodotti per la cura della persona, nei giocattoli , nei dispositivi elettronici . Sono composti che possono provocare gravi danni all’organismo, spesso non immediatamente percepibili, perché a dosi minime non producono tossicità acuta.
Fra i più noti il BPA ( Bisfenolo A) e gli FTALATI, sostanze usate nella produzione delle PLASTICHE, alcune DIOSSINE , i PCB (Policlorobifenili) , molti PESTICIDI , alcuni metalli pesanti ( Piombo,Cadmio,Manganese, Arsenico). Anche benzene ed idrocarburi policiclici aromatici (IPA) , sostanze che si producono dai processi di combustione sia industriali sia domestici (come il fumo di sigaretta e di cottura dei cibi),sono interferenti endocrini.
Sono inquinanti ambientali ubiquitari,si trovano fra gli inquinanti dell’aria e dentro le nostre case ,nelle.acque, fiumi e mari e loro fauna , nel suolo e suoi prodotti , e penetrano nel nostro organismo per via respiratoria, digerente e cutanea.
I bambini sono la popolazione più sensibile, particolarmente nei primi anni di vita, ma tutto il periodo della crescita e dello sviluppo è considerato critico . Gli effetti della esposizione in utero possono manifestarsi molti anni in là, nell’adulto e forse nelle generazioni future .Gli IE sono stati associati a policistosi ovarica, abortività,, patologie materne in gravidanza ( diabete gestazionale e pre-eclampsia ) e a livello fetale ad alterazioni dello sviluppo del sistema genitale maschile ( criptorchidismo ed ipospadia , e in seguito a diminuzione della fertilità e a maggior rischio di carcinoma testicolare in situ.) , diminuita crescita pre e post-natale, danni nello sviluppo neurocerebrale , con deficit cognitivo e di attenzione, malattie autoimmuni. Molti IE sono stati associati anche a malattie metaboliche : sindrome metabolica, resistenza insulinica, diabete di tipo 2, e svolgono azione obesogena:
possono agire attraverso vari meccanismi sull’adipogenesi, sulla funzione beta pancreatica e sui neuromediatori che regolano il meccanismo fame/sazietà e il metabolismo energetico.
È importante che la popolazione conosca questi rischi e che tutti i medici, pediatri e ginecologi in primis, ricevano una formazione approfondita al riguardo in modo da poter informare correttamente le persone che si rivolgono a loro , anche perché indagini su campioni di popolazioni hanno rilevato un basso grado di conoscenza e consapevolezza sui rischi dovuti all’inquinamento ambientale. La ricerca scientifica ci aiuterà a comprendere e definire sempre meglio il ruolo degli IE nella patologia umana , ma intanto non può essere ignorata la mole di dati sperimentali al riguardo , e ci fa obbligo applicare il principio di precauzione.
Di seguito, al primo link, il Decalogo messo a punto dall’Istituto Superiore di Sanità per informare il cittadino sui rischi derivanti dall’esposizione a talune sostanze chimiche presenti in oggetti di utilizzo quotidiano, fonti di esposizione ed alternative esistenti,per poter effettuare scelte ed adottare comportamenti consapevoli al fine di minimizzare il rischio di danno alla salute.