Nessuna descrizione della foto disponibile.Dal 5 aprile scorso , dopo i primi casi di epatite acuta grave nei bambini riscontrati inizialmente nel Regno Unito , le segnalazioni di nuovi casi sono rapidamente aumentate in Europa e nel mondo. Si tratta di epatite acuta da causa sconosciuta in bambini di età inferiore ai 16 anni, precedentemente sani.
Le indagini microbiologiche hanno escluso come responsabili i virus dell’epatite A, B, C, D , E , in tutti i casi .
La maggior parte dei piccoli pazienti colpiti presenta sintomi gastrointestinali ,ittero , e in alcuni casi insufficienza epatica acuta
Molti bambini sono stati ricoverati presso Unità di epatologia pediatrica e in alcuni casi è stato necessario il trapianto di fegato.
Le autorità sanitarie del Regno Unito e internazionali ipotizzano come più probabile una causa infettiva e più precisamente un’infezione da Adenovirus , ceppo F41.
Gli adenovirus sono virus a DNA diffusi globalmente , e soprattutto nei bambini causano infezioni lievi con sintomi respiratori modesti , vomito e diarrea , ma non causano generalmente epatite , se non in soggetti immunocompromessi.
Alcuni ricercatori ipotizzano che i casi di epatite acuta possano essere la conseguenza dell’infezione da adenovirus in bambini infettati in precedenza da Sars-cov-2 , altri che ci troviamo di fronte ad una variante adenovirale in grado di causare epatite grave. Potrebbero
anche entrare in gioco dei cofattori, come agenti tossici provenienti da alimenti o dall’ambiente. L’ ECDC nel suo Risk Assessment del 28 aprile scrive : ” l’ipotesi attualmente più plausibile è che un cofattore che colpisce i bambini che stanno avendo un’infezione da adenovirus, che sarebbe lieve in circostanze normali, scateni un’infezione più grave o un danno epatico immuno-mediato “. Con certezza sappiamo che non si tratta di un effetto collaterale della vaccinazione per Sars-CoV-2, perché i bambini colpiti ,nella stragrande maggioranza dei casi, non avevano ricevuto questo vaccino.
Al 20 maggio sono 276 i casi segnalati . Tutti sono stati classificati come “probabili” e nessuno come correlato epidemiologicamente. In particolare, in Italia sono stati riportati in totale 27 casi ,dei quali 26 ospedalizzati.
Un caso è stato sottoposto a trapianto epatico.
Il contatto ravvicinato con una persona infetta è considerato la modalità più probabile di esposizione .L’adenovirus è trasmesso tipicamente attraverso l’inalazione di goccioline aerosolizzate, la diffusione oro-fecale o l’inoculazione congiuntivale. Misure igieniche standard, tra cui coprirsi il naso e la bocca quando si tossisce o starnutisce, lavarsi accuratamente le mani e assicurarsi che i bambini si lavino correttamente le mani ,disinfettare le superfici ambientali sono importanti per ridurre la diffusione di molte infezioni comuni, comprese quelle da adenovirus. Dato che al momento questa condizione patologica apparentemente rara ma grave ha un’eziopatogenesi ancora sconosciuta, rimangono di fondamentale importanza le strategie generali di controllo delle infezioni , l’utilizzo di definizioni standardizzate per i casi, la presenza di algoritmi diagnostici, la condivisione delle informazioni e la collaborazione internazionale finalizzate ad un’efficace risposta globale.
Il Ministero della Salute si è attivato per organizzare la risposta , in coordinamento con l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e con le Regioni/PA a livello nazionale, e con ECDC e OMS a livello internazionale.
Il Ministero della Salute ha emanato, il 23 maggio, la nuova nota di aggiornamento “Casi di epatite acuta a eziologia sconosciuta in età pediatrica. Aggiornamento sulla situazione epidemiologica, sulle definizioni di caso e sulla sorveglianza”.