L’ Organizzazione Mondiale della Sanità ha stabilito che la pandemia da Sars-CoV-2 non è più una “emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale”. Preme ricordare il significato di emergenza sanitaria pubblica di portata internazionale (Public Health Emergency of International Concern, PHEIC): è la dichiarazione formale dell’OMS di un evento straordinario che può costituire una minaccia sanitaria per altri Stati membri attraverso la diffusione di una malattia, e richiedere potenzialmente una risposta coordinata a livello internazionale. Secondo il Regolamento Sanitario Internazionale una tale emergenza può essere proclamata nel caso di un evento che soddisfa tre criteri : evento grave, improvviso ed inaspettato , che ha il potenziale di diffondersi oltre i confini, che richiede risposta internazionale coordinata .Dopo più di 3 anni il Covid può essere ancora una malattia grave, ma non è improvviso o inaspettato, si è già diffuso in tutto il mondo, è ben conosciuto e sappiamo come trattarlo.
Il 30 gennaio 2020 il Direttore Generale dell’OMS aveva dichiarato il focolaio infettivo da SARS-CoV-2 come PHEIC e l’ 11 marzo 2020 l’OMS, valutando la gravità e la diffusione mondiale dell’infezione ,stabiliva che l’epidemia di COVID-19 poteva essere considerata una pandemia. Ora, il 5 maggio 2023, è finito lo stato di emergenza determinato dalla pandemia : nell’ultimo anno il suo impatto si è ridotto grazie all’aumento dell’immunità al virus nelle popolazioni e grazie alle vaccinazioni, facendo registrare un numero sempre minore di morti e allentando quindi la pressione sui Servizi Sanitari Nazionali , e per queste ragioni si è ritenuto possibile concludere la fase emergenziale . “È con grande speranza che io dichiaro la fine dello stato di emergenza globale per la pandemia di Covid-19 – queste le parole del l Direttore Generale dell’OMS – ma ciò non significa che il Covid sia sparito in termini di minaccia alla salute globale”.
Abbiamo superato più di 3 anni, 1192 giorni ,che hanno cambiato il mondo e ci hanno cambiato ; il virus ha complessivamente infettato a livello globale almeno 765 milioni di persone causando la morte di circa 20 milioni , e in Italia il Covid ha causato 189.738 morti e quasi 26 milioni di contagi.
Ora non sarà più obbligatorio per i Paesi riferire all’OMS il numero di casi di Covid e il tasso di positività, anche se probabilmente molti decideranno di farlo ancora .Il Covid continuerà ad essere considerato una pandemia, ma i singoli Stati avranno l’autorità di decidere se trattarla o meno come emergenza sanitaria nel proprio territorio.
L’OMS non dichiara l’inizio nè la fine di una pandemia , ma in un mondo ormai stanco e provato l’annuncio della fine dello stato di emergenza viene interpretato in questo modo. Nella realtà molte persone lottano ancora per la loro vita a causa della malattia o vivono con gli effetti negativi e talvolta devastanti del post-Covid. In Italia in aprile abbiamo avuto più di 600 morti per Covid, una patologia ancora temibile, e il virus non è scomparso.Dobbiamo ricordare che i pazienti fragili sono sempre a rischio di malattia severa, quindi di ospedalizzazione e anche di morte.
In Italia la fine dell’emergenza sanitaria non comporterà l’eliminazione di tutte le misure per contrastare la diffusione virale , che saranno modulate in base a valutazioni sanitarie, utili anche per limitare la diffusione di altre malattie respiratorie, a tutela della sicurezza del personale sanitario e dei soggetti più fragili. Permane l’obbligo di mascherina nei reparti ospedalieri dove sono ricoverati fragili e anziani, mentre negli altri reparti la decisione spetterà alle Direzioni Sanitarie .Viene istituito un nuovo sistema di monitoraggio e sono stati definiti criteri e indicatori che riguardano gli aspetti epidemiologici di diffusione e di impatto sulla salute della popolazione e sui Servizi Sanitari.
La Federazione dei Pediatri di Famiglia(FIMP) insieme alla Federazione dei Medici di Medicina Generale ( FMMG) ha approntato un manuale operativo, basato su solide evidenze scientifiche, per supportare la scelta dei singoli medici di rendere o meno obbligatorio, come e quando, l’utilizzo delle mascherine nei propri ambulatori, per contenere il rischio di infezioni per i pazienti e per i professionisti stessi , in base alla situazione contingente e ai differenti scenari epidemiologici e specifiche realtà organizzative.
C’è tanto su cui riflettere , anche sulla potenziale minaccia di altre pandemie, e serve essere prudenti , anche se ora ci troviamo più preparati, abbiamo strumenti e tecnologie per riconoscerle prontamente ed affrontarle.
E bisogna anche imparare dagli errori commessi. l’ECDC (Centro Europeo per la prevenzione e controllo delle malattie ) ci ricorda come «investire nella sanità pubblica sia la lezione più importante del Covid» : investire soprattutto nelle risorse professionali, rafforzare la forza lavoro , migliorare la sorveglianza e la collaborazione. Bisogna, allora, programmare investimenti sul personale andando a ricostituire gli organici sguarniti , riorganizzare l’assistenza territoriale e domiciliare , e dare concretezza ai troppi proclami di cui ci siamo accontentati.