Cybercondria fonde il termine cyber ,usato per alludere al mondo virtuale come internet ,e chondria che in greco significa cartilagine, sterno, per indicare quella parte del corpo dove secondo Ippocrate nasceva la malinconia.La cybercondria è un corrispettivo dell’ipocondria in epoca digitale, cioè un comportamento patologico dettato dall’ansia per la malattia e da preoccupazione ingiustificata per il proprio stato di salute ,che induce alla ricerca in rete per una autodiagnosi dei propri sintomi, mai soddisfatta e in grado di alimentare le preoccupazioni presenti e di farne nascere di nuove. Questo circolo vizioso di ricerche e ansie è sostenuto da comportamenti e stati emotivi particolari come intolleranza dell’incertezza ,bisogno di informazioni e spiegazioni perfette con tendenza a cercare secondi pareri , sensazione di autoefficacia e bisogno di autocontrollo, pessimismo difensivo.
I dati di incidenza dell’ipocondria in Italia sono vaghi ed incerti e riguarderebbero
l’1-5% della popolazione ,ma probabilmente questo numero sottostima il problema. Altrettanto per la cybercondria.
Sono necessarie ulteriori ricerche sulle due condizioni ,ma collegamenti tra ipocondria e cybercondria sollevano la possibilità che la cybercondria possa manifestarsi anche fra le persone che non manifestano un’elevata ansia per la salute, e dunque essere correlata ad un uso patologico di Internet in senso più ampio.
Fare ricerche in rete circa la propria salute è in realtà un comportamento molto frequente perché apparentemente facile e a portata di mano ,anzi di mouse . È entrato a far parte della vita moderna ed ha mostrato una crescita fortissima legata all’emergenza Covid. La possibilità di reperire ogni genere di informazioni sanitarie da Dr. Google,sempre disponibile e gratis,ha cambiato il tradizionale rapporto medico- paziente ,reso anche più difficile dalla attuale situazione in cui versa la Sanità. Secondo l’indagine multiscopo “Aspetti della vita quotidiana”condotta dall’ Istat quasi metà degli italiani di età superiore ai 14 anni ( 46%)cerca su internet informazioni sulla salute ,ma altre fonti indicano percentuali ben superiori (CENSIS Rapporto Welfare -Salute 2022). Peraltro sta aumentando anche l’abitudine e l’attitudine a contattare il proprio medico di fiducia attraverso canali digitali , e la telemedicina è una risorsa tecnologica per raggiungere tutti i pazienti, ma il colloquio faccia a faccia è un’altra cosa. Stiamo assistendo ad una deriva della medicina verso una spersonalizzazione del rapporto medico – paziente, anche in una prospettiva di sempre maggiore autonomia del secondo, non tenendo però nella giusta considerazione che il grado di alfabetizzazione medica dei cittadini non consente una autonomia reale quando si tratta di giudicare sulla qualità di fonti e contenuti delle informazioni trovate.
La richiesta di salute esige oggi una risposta rapida ,mentre fare diagnosi non lo è sempre altrettanto . In questa attesa Dr. Google può battere tutti sul tempo ,ovvero la diagnosi in un clic.
Per chi soffre di ipocondria la rete amplifica il disturbo : fornisce un mare di informazioni ,vere e false, fra cui è quasi impossibile districarsi ,col risultato di giungere a conclusioni sbagliate ,anche perché l’attenzione della persona è attirata e concentrata maggiormente sulle ipotesi più gravi di malattia a spiegazione dei propri sintomi, aumentando così lo stato ansioso in una spirale perversa.
In generale , questo vale per tutti, credere di aver trovato la diagnosi ai propri mali può portare a ritardo di valutazione specifica e qualificata, oppure ad una serie di esami ed accertamenti che si configurano come accanimento diagnostico. I pazienti che hanno consultato preventivamente il web ,e si presentano dal medico già informati ,tendono a pilotare il colloquio ,influenzando quindi il giudizio professionale, verso quelle malattie che credono o temono di avere.
Inoltre le strategie di marketing sul web fanno apparire come malattia anche ciò che non lo è per fornire ogni genere di rimedi a potenziali pazienti e clienti ,puntando sulla tendenza sempre più diffusa a prendersi cura di sé e a prevenire . Le persone possono essere così intrappolate in una comunicazione che mira a commercializzare un farmaco o altro, o inciampare in fake-news mediche, o notizie sensazionali con scarsa evidenza scientifica .
In diversi siti, forum ,blog e social sta prendendo sempre più piede un sapere superficiale e divulgativo e soprattutto profano. Il percorso diagnostico è complesso ,richiede interpretazione dei sintomi e dei dati, esperienza e competenze, impossibile da ottenere inserendo alcuni termini in un motore di ricerca . La diagnosi medica si basa sulla visita e /o colloquio del e col paziente per conoscere la sua storia, valutarne insieme i problemi lamentati e i risultati di esami, e per scegliere eventuali terapie. L’argomento merita molta attenzione sia da parte degli utenti che dei professionisti e serve una buona educazione sanitaria per navigare nel mare delle informazioni ,nonché un approccio sempre critico ,evitando la spirale ansiogena.
Quando il medico riesce ad accogliere ed accettare il percorso fatto in rete dal paziente ,discutendolo con lui per restituire informazioni corrette ed indicazioni ,si stabilisce una relazione di fiducia proficua per ambedue.
Per quanto riguarda la cybercondria ,
disturbo a eziologia multifattoriale ma comunque sempre correlato alla disponibilità di informazioni sulla salute in rete ,i pazienti che ne soffrono si rivolgono spesso a più professionisti e specialisti,oltre che “navigare” compulsivamente, saggiandone preparazione ,capacità e pareri e
confrontandoli con quelli trovati nel web.
Questo atteggiamento comporta una serie di “costi “quali tempo e risorse mentali ed affettive, impiegate nelle ricerche e nell’accesso presso le varie figure professionali ,sottratte ad altro e ad altri ,alla vita . L’ipocondria e la cybercondria celano problematiche psicologiche anche complesse e la cybercondria è una condizione patologica di recente scoperta ed oggetto di studio ed interesse .Per consentire una valutazione dell’entità del problema si utilizza una scala di severità, la Cyberchondria Severity Scale (CSS), che indaga le caratteristiche del disturbo: ossessione, angoscia, eccesso nel cercare, ricerca di rassicurazione e sfiducia nel medico. Non si dispone ancora di linee guida basate sull’evidenza per il trattamento della cybercondria. Il medico può ad ogni modo aiutare il paziente quando riesce ad accogliere le sue paure e lo aiuta a comprendere la sua malattia da un punto di vista psicologico.
Essere utle ,fare bene il medico in questo caso significa anche sapere di essere sconfitto quando si cerchi di entrare nella spirale del disturbo , e accettare di limitarsi a curare attraverso la comprensione e il contenimento del malessere.
Leveni, D., Piacentini, D., Lussetti, M., & Michielin, P. (2022). IPOCONDRIA, ansia per le malattie e disturbo da sintomi somatici: Guida per il clinico e manuale per chi soffre del disturbo. Erickson.