Potrebbe essere un'immagine raffigurante attività all'aperto
È noto che l’esposizione all’inquinamento atmosferico ha un enorme impatto sulla salute umana ,con effetti principalmente respiratori e cardiovascolari ,ma non solo. Danneggia anche il cervello ed è sempre più riconosciuto come importante fattore di rischio per la salute mentale.A livello globale, oltre il 90 %delle persone respira aria che non soddisfa gli standard dell’OMS e questo dovrebbe far capire l’enorme portata del problema.
Sono stati pubblicati recentemente due studi, su JAMA Network Open e su Jama Psychiatry che evidenziano come l’esposizione prolungata all’inquinamento atmosferico, anche a bassi livelli, costituisca fattore di rischio per depressione ad esordio tardivo e sia associata ad una maggiore incidenza di ansia e depressione ; gli inquinanti in causa sono soprattutto il particolato , il biossido di azoto e l’ozono.Un’altro studio, pubblicato a gennaio 2023 su Environmental Healt ha analizzato gli effetti dell’inquinamento atmosferico da traffico veicolare sul cervello umano, utilizzando la risonanza magnetica funzionale. Fornisce la prova che ai comuni livelli di inquinamento dovuto al traffico si riduce la connettività funzionale ,una misura della funzionalità cerebrale ,per esposizione a breve termine. È stata analizzata, in particolare, la connettività di una rete cerebrale chiamata DMN (Default Mode Network), che comprende un gruppo di aree corticali fortemente connesse tra loro e vulnerabili agli effetti di alcune patologie e dell’invecchiamento.
La ricerca ha già da tempo messo in relazione l’inquinamento atmosferico alla compromissione delle capacità cognitive e ad alterazioni strutturali e funzionali del cervello ,ed ha dimostrato che una alterata connettività della rete cerebrale si associa a funzionalità cognitiva ridotta ed anche a depressione,
Nel mondo reale le esposizioni sono più spesso persistenti, o croniche e soprattutto gli adulti più anziani mostrano una grande variabilità nelle prestazioni cognitive, anche con compromissione delle medesime,che non può essere spiegata solo con l’invecchiamento.
Studi di neuroimaging hanno rilevato associazioni tra inquinamento atmosferico e basso volume cerebrale. Il declino cognitivo e la riduzione di volume cerebrale sono caratteristici dell’invecchiamento neuronale normale,ma l’inquinamento atmosferico può accelerare questo processo inducendo stress ossidativo, neuroinfiammazione cronica e attivazione della microglia, che sono legati a
neurodegenerazione, compromissione delle funzioni cognitive e aumento dell’incidenza delle malattie neuronali.
Sappiamo che il cervello è suscettibile alla influenza di fattori ambientali soprattutto durante le prime fasi del suo sviluppo ma anche in seguito nel corso della vita.
La ricerca indica che l’organizzazione funzionale cerebrale nei bambini può essere modificata in seguito ad esposizione agli inquinanti ambientali , probabilmente rallentando la maturazione cerebrale.
Il progetto APGAR, finanziato dall’UE, ha studiato l’impatto dell’inquinamento atmosferico sulla funzione cerebrale e sulle prestazioni cognitive dei bambini. Le attività si sono concentrate sugli idrocarburi policiclici aromatici (IPA) ,rilasciati nell’atmosfera principalmente da fonti di combustione come fumo di sigaretta , cibi grigliati ed emissioni derivate da combustibili fossili e biomasse . I ricercatori ipotizzano che gli IPA causino danni ossidativi nel nucleo caudato, una componente particolarmente sensibile del cervello ,coinvolto in molti importanti processi cognitivi e comportamentali compresi i sintomi del deficit di attenzione-iperattività e del m.di Alzheimer.
Inoltre i risultati del progetto suggeriscono che l’inquinamento atmosferico urbano è dannoso
anche nei casi in cui i livelli di esposizione sono molto inferiori a quelli raccomandati dall’Unione Europea.
Una recente review ,pubblicata su Science of the Total Environment , degli effetti dell’inquinamento atmosferico sulla demenza, sulla funzione cognitiva e sul declino cognitivo della popolazione adulta ,ha concluso che l’esposizione cronica all’l’inquinamento atmosferico influenza negativamente la funzione cognitiva ed è causalmente associato ad un aumento del rischio di demenza.
La ricerca scientifica in questo campo è ancora in fase iniziale ma “tutti sembrano concordare sul fatto che esistono ora prove sufficienti per agire” , così si espime la famosa ed autorevole rivista PNAS.Diverse importanti lacune della ricerca devono essere colmate, in primo luogo per comprendere ulteriormente i meccanismi biologici che collegano inquinamento dell’aria e sviluppo neurologico.
Con l’aumento dell’aspettativa di vita globale, mantenere la funzione cognitiva è fondamentale per la qualità di vita ,per l’indipendenza degli individui, e per la società.Poiché la prevalenza globale dei disturbi dello sviluppo neurologico è aumentata a un ritmo allarmante negli ultimi anni, è doveroso valutare quanto l’inquinamento atmosferico contribuisca al rischio È oltremodo importante capire come e quanto fattori esterni modificabili influenzino il cervello, la cognizione ed altre espressioni dell’attività cerebrale. L’inquinamento atmosferico non è generalmente un fattore di rischio che i medici discutono con i loro pazienti, ma è sempre più necessario che i cittadini siano informati del suo impatto su ogni aspetto della salute , in modo da limitare nel tempo e spazio le esposizioni dannose e adottando le misure più idonee a contenerle.Le evidenze scientifiche dovrebbero sollecitare i decisori in campo politico e i responsabili della sanità pubblica per il monitoraggio, controllo e riduzione delle emissioni inquinanti.