Oggi è una giornata di riflessione,
sui diritti delle donne e sulle conquiste dell’ultimo secolo in questo campo, ma anche sulle disuguaglianze di genere ancora ben radicate, su discriminazioni e violenze.
Sul sito INAIL è online il “Dossier donne 2024” sull’andamento di infortuni sul lavoro e malattie professionali al femminile .I dati ci parlano di una donna che è moglie,madre , lavoratrice, in difficoltà nel conciliare vita e lavoro, col tempo che è sempre troppo poco . Una donna di corsa ,con la testa occupata da mille pensieri e preoccupazioni , presa dal “dovere”,una donna che invecchia al lavoro ,che si ammala, che è vittima di incidenti.Così nel tragitto per andare e tornare dal lavoro i numeri degli infortuni sono più elevati fra le donne rispetto agli uomini,ed anche più gravi in termini di mortalità.Una donna che ,per la presenza preponderante nei servizi sanitari ed assistenziali , è stata maggiormente contagiata dal Covid ad inizio pandemia, e che è più frequentemente vittima di aggressioni da parte di pazienti o loro accompagnatori e familiari.Una donna che è colpita maggiormente da disturbi psichici correlati allo stress da lavoro quali nevrosi e turbe dell’umore.Questa donna quando lavora percepisce uno stipendio inferiore a quello dell’uomo ,a parità di mansione ,ed ha meno possibilità di realizzarsi in carriera. E quando la famiglia si allarga con l’arrivo dei figli il guadagno diminuisce o non aumenta allo stesso modo rispetto a quello dell’uomo. Il lavoro part time per lei diventa una scelta molte volte inevitabile e il lavoro di “cura” non retribuito per assistere familiari e parenti grava sulle sue spalle.
Anche se è laureata il quadro non cambia.
Secondo il rapporto di genere di AlmaLaurea le donne rappresentano nel 2020 il 60% dei laureati in Italia, concludono prima gli studi e con votazioni superiori, sanno sfruttare al meglio tirocini ed esperienze all’estero ,
ma poi faticano a trovare lavoro rispetto
ai colleghi uomini, guadagnano il 20% in meno e sono penalizzate nella carriera ,occupando gli uomini i ruoli di alto livello imprenditoriale o dirigenziale o a elevata specializzazione,
Anche nella sanità la donna è protagonista nella cura ,ma non ai vertici.
Nel Servizio Sanitario Nazionale le donne sono la maggioranza soprattutto nelle fasce di età più giovani . Secondo i dati del Ministero della Salute le donne che operano nelle strutture del SSN, al 31 dicembre 2022, rappresentano il 70% degli oltre 625.000 professionisti.
Il fenomeno è più evidente fra il personale medico : le donne alla stessa data sono
oltre 53.000 e hanno superato il numero degli uomini, rappresentando oltre il 52% del totale dei medici.Per loro il lavoro ,già duro per tutti, è anche più impegnativo e difficile quando diventano madri , demotivante quando costrette di fatto a rinunciare alla carriera, fonte di trauma psichico e fisico , a volte insuperabile ,quando sono oggetto di aggressioni e violenze.
Qual’è dunque la fotografia di questo 8 marzo 2024 ? “È purtroppo la stessa situazione, acuita dal post pandemia: le mancate sostituzioni delle maternità all’interno del SSN diventate una regola, un SSN in cui definanziamento e decapitalizzazione del lavoro professionale hanno portato a un clima organizzativo fatto di demansionamento e mobbing, fattori di frustrazione capaci di portare anche al suicidio. Fatti che si aggiungono tragicamente alle cronache dei casi di violenza sui sanitari e che le statistiche riportano tra le donne medico con frequenza maggiore rispetto alla popolazione generale. Subiamo un sistema sanitario che si guarda bene dal predisporsi ad accogliere il sorpasso di genere, negando il riconoscimento, formale e sostanziale, di un lavoro sempre più gravoso e rischioso, in particolare per le mediche”(S.Morano, Responsabile Area Formazione Femminile Anaao-Assomed).
La femminilizzazione della professione medica è destinata ad accentuarsi nei prossimi dieci anni.Nell’organizzazione e nello stabilire gli orari del lavoro non possono essere ignorare queste realtà .Tutti i professionisti devono poter trovare una conciliazione fra i tempi e le responsabilità del lavoro e vita privata e familiare e devono essere in egual modo valorizzati. E vanno posti nelle condizioni di svolgere il proprio compito di cura e comunicazione con serenità , col tempo necessario, in spazi ordinati destinati all’accoglienza e al rispetto di chi soffre e di chi aiuta ,perché la violenza va innanzitutto prevenuta.