Secondo la SIMEU ( Società Italiana di Medicina d’emergenza -urgenza) in Italia attualmente mancano circa 5.000 medici nei Pronto Soccorso.
I concorsi per il PS vanno deserti in tutte le Regioni , metà delle borse di studio per la specializzazione di emergenza- urgenza non sono state assegnate per il 2021/22, e la scuola di specialità in emergenza- urgenza registra abbandoni in crescita di anno in anno .
È un fenomeno grave l’abbandono del PS a fronte di un disagio profondo e condizioni di vita e lavoro ormai insopportabili. Sarebbero circa 600 i medici dell’emergenza e urgenza che nel 2022 hanno già scelto di dimettersi. Da oltre un decennio è stato dato l’allarme , assieme a proposte da parte di sindacati e società scientifiche , largamente inascoltati.
Il problema è complesso e riguarda l’organizzazione di tutto il sistema sanitario, sia ospedaliero che del territorio, attualmente non strutturato in modo da poter rispondere alle esigenze di urgenza o pseudourgenza dei cittadini,  se è vero che quasi il 70% degli accessi in PS viene codificato come codice bianco o verde, cioè gestibile sul territorio.
La progressiva sottrazione negli anni di risorse umane ed economiche alla Sanità Pubblica ha lasciato a molti pazienti come unica porta aperta quella del PS , e gli ospedali sono diventati ammortizzatori sociali in un Paese che è ai margini dell’Europa come numero di posti letto per mille abitanti ( 3,1 posti letto ogni mille abitanti contro una media europea di 5,3 , e con la Germania a 8.
Attualmente troppo spesso nei PS i giovani medici si trovano ad affrontare da soli un numero elevato di accessi, senza il confronto con altri Colleghi , senza il lavoro d’equipe , esposti maggiormente a possibilità d’errore e soprattutto a contenziosi medico- legali, e spesso senza riscontro dell’esito : condizioni che non favoriscono la crescita professionale, nè lo svolgimento sereno benché impegnativo del proprio lavoro .
Alla carenza di medici dell’urgenza si risponde con appalti a società esterne, cooperative ,che assicurano la copertura dei turni da parte di un medico, a prescindere da capacità, esperienza, specializzazione: medici in “affitto”, spesso neolaureati e non formati adeguatamente.
Per uscire da questa crisi , servono innanzitutto investimenti, per adeguare gli organici sia in PS che nei reparti, per aumentare i posti letto ordinari, soprattutto per le specialità mediche. Bisogna creare le condizioni per rendere desiderabile il lavoro del medico, nel PS e nelle corsie : ridurre il disagio, assicurare il giusto riposo e recupero psico-fisico, il tempo per la formazione e aggiornamento, aumentare le retribuzioni, garantire serenità e sicurezza sul lavoro, associare la formazione dei medici specializzandi degli ultimi anni a una attività lavorativa retribuita adeguatamente.
È il momento di investire sul personale ,non solo sulle strutture come prevede il PNNR.
Anche in Trentino la Sanità Pubblica è in difficoltà, sono in sofferenza reparti, ospedali periferici , il Pronto Soccorso di Trento, e il ricorso a prestazioni mediche a gettone è una pratica ormai consolidata . L’Azienda sanitaria ha annunciato anche la possibilità di esternalizzare parte del servizio di pronto soccorso (codici bianchi, verdi e azzurri) alle cooperative.
Il Presidente dell’Ordine Dr.M .Ioppi è intervenuto più volte al riguardo , critico sempre verso queste soluzioni “tampone” ,che invece diventano prassi. Servono investimenti ,una diversa “politica” per il personale, e una visione lungimirante..