Se non esistesse il Servizio Sanitario pubblico, universalistico ,finanziato dalla fiscalità generale, quanto costerebbero le cure di cui tutti prima o poi abbiamo bisogno? Al cittadino ,giusto per dare un’idea, un ricovero nel privato ,se dovesse pagare di tasca propria,costerebbe dai 400 ai 1.200 euro al giorno ; 1.200 euro all’ora è il costo di una sala operatoria, 600 euro quello di un giorno di degenza in un reparto chirurgico e 400 in uno medico ; da 3.000 a 4.000 euro si paga una colecistectomia e varia dai 3.000 ai 10.000 euro la parcella chirurgica nel privato (dati Anaao -Assomed).Sono pochi esempi che servono per capire meglio quello che stiamo perdendo con la progressiva privatizzazione della sanità.Le decisioni della politica hanno, in termini di assistenza ,pesanti ripercussioni anche finanziarie sulla vita di ognuno.Il diritto alla salute è a rischio. Le cause ,ne abbiamo parlato più volte,sono molteplici ma centrale e fondamentale è il cronico ed imponente definanziamento del Servizio Sanitario Nazionale pubblico che ci colloca ,con Grecia e Romania , fra i Paesi più poveri in Europa.
Ora si fa un gran parlare degli scandalosi tempi delle liste di attesa per visite e prestazioni sanitarie ma il vero scandalo sono prima di tutto gli ospedali chiusi in Italia negli ultimi 10-15 anni, i medici ed infermieri che mancano per il blocco del turnover e per l’inadeguata programmazione, il taglio dei posti letto ordinari e di terapia intensiva ; le liste d’attesa vengono dopo, sono il segno immediatamente visibile di una situazione di cronica sofferenza che parte da lontano ,ma è stata giorno dopo giorno sotto gli occhi di tutti. Dopo l’emergenza pandemica i cittadini stanno provando sulla loro pelle,ed è solo l’inizio,le conseguenze del definanziamento della sanità ,”consuetudine” che dura da molti anni e più volte denunciata. Ne risulta l’aumento del ricorso al privato quando le condizioni economiche del singolo cittadino lo permettano. Secondo i dati Istat già nel 2919 (prepandemia) il 37% dei cittadini pagava di tasca propria per prestazioni sanitarie e nel 2022 la percentuale è salita al 42%.
Il Presidente dell’OMCeO di Trento Dr.M.Ioppi in una recente intervista a Dolomiti ha ricordato come dalla nostra Provincia ancora in epoca prepandemica fosse stato presentato un progetto definito di ” efficientamento”, un taglio alla sanità trentina di 140 milioni in 4 anni : la sanità doveva ridurre le spese e questa tagliola riguardava anche le terapie oncologiche. L’Ordine dei Medici si oppose fermamente.
Poi è arrivata la pandemia ,ma da questa non si è imparato abbastanza e il sottofinanziamento per la sanità pubblica persiste. I medici non sono responsabili dei tempi lunghi di attesa per visite specialistiche e prestazioni sanitarie ,ha continuato il Dr.Ioppi, sono le prime vittime di questo sistema .Il personale sanitario e medico ha dimostrato e dimostra un impegno che sta andando oltre ogni limite. Quello che deve cambiare è il paradigma. Servono investimenti ,visione e strategia. La politica deve fare la sua parte e noi dobbiamo essere informati e consapevoli di quale Servizio Sanitario ci aspetta e quale vogliamo consegnare alle future generazioni.