In questi giorni la paura per l’ipotetico rischio di danneggiamento bellico delle centrali nucleari in Ucraina si sta traducendo in una corsa all’acquisto di preparati a base di iodio per far fronte ad eventuali danni da radiazioni. Anche certa stampa contribuisce a creare allarme. Serve fare chiarezza . Bisogna porre attenzione a non cadere nella trappola delle notizie diffuse sui social, e per i medici è raccomandato di attenersi scrupolosamente a prove scientifiche nel diffondere informazioni corrette ai propri assistiti.
A seguito del noto e triste incidente di Chernobyl del 1986 è stato registrato un aumento di 100 volte nell’incidenza di tumori tiroidei infantili con dimostrata causa dello iodio radioattivo (I 131) .L’aumento dell’incidenza è stato osservato fino a 500 km di distanza dal sito dell’incidente.
Tra le sostanze radioattive che possono essere emesse in caso di incidente nucleare c’e anche lo Iodio 131.La ghiandola tiroidea utilizza lo iodio per produrre gli ormoni tiroidei e non distingue tra iodio radioattivo e iodio stabile. Quindi, dopo un incidente nucleare, se lo iodio radioattivo viene inalato o ingerito, la ghiandola tiroidea lo assorbe allo stesso modo di quello stabile.
In caso di incidente nucleare l’accumulo selettivo di iodio radioattivo a livello tiroideo porta ad esposizione interna dell’organismo e quindi ad un aumento di rischio di cancro e noduli benigni. Tale rischio può essere in parte ridotto o prevenuto con misure di profilassi : lo iodio stabile, assunto prima o subito dopo un incidente nucleare , può bloccare o ridurre l’accumulo di iodio radioattivo nella tiroide.
Sulla base dei dati scientifici tratti dalla letteratura più autorevole risulta che il rischio relativo di induzione di carcinoma è strettamente dipendente dall’età al momento dell’esposizione , è massimo nei neonati, bambini e adolescenti e si riduce grandemente oltre i 15-20 anni di età, tendendo ad annullarsi oltre i 40 anni di età all’esposizione. In gravidanza vi è una maggiore suscettibilità della tiroide , sottoposta ad intensa stimolazione funzionale, specialmente nel primo trimestre e quindi la frazione di iodio radioattivo assorbito in questa condizione è aumentata .Nel secondo e terzo trimestre di gravidanza la tiroide fetale è già funzionante e lo iodio radioattivo può attraversare il filtro placentare ed essere captato dalla tiroide fetale. Il radioiodio viene escreto inoltre nel latte materno. La iodoprofilassi è una efficace misura per la protezione della tiroide.Il periodo ottimale di somministrazione di iodio stabile è meno di 24 ore prima e fino a due ore dopo l’inizio previsto per l”esposizione. Per una soppressione adeguata , nel caso in cui il rischio di assorbimento di Iodio 131 superi soglie specifiche per ogni gruppo di popolazione candidata( età 0-17 anni, 18-40 anni e per le donne in stato di gravidanza e allattamento) le linee guida OMS forniscono il disaggio appropriato .Gli integratori presenti in commercio contengono quantità molto basse di iodio, un migliaio di volte più basse di quelle necessarie ad indurre iodoprofilassi soppressiva. In questo momento, dunque la corsa all’acquisto di integratori a base di iodio non è razionale. In Italia lo iodio stabile in formulazione e dosaggio adeguato per questo genere di profilassi non è venduto in farmacia .
È stata approvata l’adozione del Piano Nazionale (approntato ben prima della crisi attuale) per la gestione delle Emergenze Radiologjche e Nucleari previsto dal DL 101/2020 .Vi sono definite tutte le misure necessarie per fronteggiare le conseguenze di incidenti in impianti nucleari prossimi ai confini del nostro Paese : riparo al chiuso, iodoprofilassi , restrizioni nella importazione, produzione, consumo di alimenti animali e vegetali, monitoraggio radioattività ambientale e molto altro.
Se si verificasse un’eventualità di questo tipo sarebbero le Istituzioni ( Protezione Civile, Ministeri interessati e Servizio Sanitario Nazionale )ad attivare la distribuzione della iodoprofilassi prima dell’esposizione allo iodio radioattivo (in previsione dell’arrivo della nube radioattiva) o al massimo entro le prime 6-8 ore dall’inizio dell’evento.
In considerazione della distanza di oltre 1000 km dal fronte di guerra ucraino il rischio di esposizione a iodio radioattivo è remoto e ci sarebbe tempo sufficiente per mettere in atto la profilassi nei soli soggetti in cui l’intervento fosse favorevole. È quindi sconsigliata ogni decisione di auto-assunzione di iodio, che sarebbe inutile e solo fonte di danno per la salute.