Con queste parole il Presidente OMCeO di Tn. Dr. M. Ioppi ha commentato sulla stampa locale la situazione della Sanità trentina in relazione ai dati ,forniti recentemente dall’Assessore M.Tonina ,su dimissioni e pensionamenti di medici ed infermieri dipendenti APSS negli ultimi due anni,2022-2023 .
Riguardo al personale medico nei due anni si sono licenziati 75 dipendenti con contratto a tempo indeterminato ,e altri 17 con contratto a tempo determinato si sono dimessi prima della scadenza del medesimo. Sono 35 quelli che hanno chiesto il trasferimento fuori Provincia. Nello stesso periodo sono andati in pensione 74 medici , e 2 mancano nel computo per altri motivi. Si tratta ,complessivamente di 203 medici. Senza contare pensionamenti e dimissioni fra i medici del territorio. Per gli infermieri (ed ostetriche) i numeri sono : 119 dimissioni volontarie in due anni fra il personale con contratto a tempo indeterminato, più 38 a tempo determinato, 18 trasferimenti ,107 pensionamenti , e 12 altro: sono 294 ,che sommati ai 203 medici fanno 497 operatori che sono mancati alla forza lavoro ,senza considerare i circa 200 infermieri che sarebbero necessari per i servizi di famiglia e di comunità ,secondo il Presidente dell’ Ordine delle Professioni Infermieristiche Dr.D.Pedrotti.
Mancano medici e infermieri e rimane una eredità pesante per chi resta in servizio, fatta di più lavoro e più responsabilità ,anche se sembra che qualche miglioramento si sia registrato nel 2023 rispetto al 2022.
La metà circa degli operatori,quelli che si sono dimessi volontariamente, ha lasciato presumibilmente per stress ,carico di lavoro, responsabilità e rischio crescenti, sacrificio della vita privata , insoddisfazione,scarsa valorizzazione e tutela, aggressività sociale e altro. Anche nell’altra metà una percentuale sconosciuta del personale sanitario potrebbe essersi trasferita o aver richiesto il pensionamento quanto prima per qualcuno degli stessi motivi. Bisognerebbe saperne di più, anche attraverso un’indagine conoscitiva, per poter affrontare al meglio il problema e trovare le soluzioni più adatte.
In questo scenario si sopperisce ,ovunque peraltro, coi medici gettonisti ,soprattutto nei PS e nei punti nascita, e con il ricorso al privato convenzionato per abbattere le liste d’attesa. Della deriva privatistica della sanità e della figura del “gettonista” abbiamo già parlato qui nel 2022 . Il gettonista è nato col Covid ma il suo ruolo si è mantenuto, incrementato e protratto nel tempo, sostenuto dalle carenze degli organici e difficoltà di reperire personale. Sul territorio non va meglio. Secondo un’indagine nazionale di Altroconsumo sulla disponibilità al giugno 2023 di medici di medicina generale e di pediatri in 11 Regioni e 22 città italiane il Trentino è tra le zone critiche per disponibilità insufficiente soprattutto di Medici di Medicina Generale, ma anche di Pediatri di libera scelta ,se si vuol garantire tale possibilità A Trento(come a Milano, Torino, Bologna e Cagliari)solo un medico su 4 ha posti disponibili. Una desertificazione del territorio fra pensionamenti , fughe ,e bandi di concorso che non trovano esito positivo.
Per tamponare la carenza di medici di famiglia nel breve periodo, che si registra ovunque nel Paese ,si è data la possibilità alle Regioni/PA di aumentare il numero di assistiti per medico di famiglia. Come rivelato dall’Assessore M. Tonina abbiamo in Trentino circa 6500 cittadini senza il medico di famiglia. Molti medici ,più della metà ,hanno dato disponibilità a seguire anche 1500-1800 assistiti e qualcuno anche più di 1800. Si può ben capire come questa sia una soluzione tampone , che genera stress, insostenibile nel lungo periodo ,e che non può garantire la qualità delle cure necessarie, senza altri sostanziali ,urgenti interventi . Sono stati intaccati il principio della libera scelta e la distribuzione capillare dei medici di famiglia in rapporto alla densità abitativa ,compromettendo la vicinanza delle cure sul territorio. I professionisti si stanno sobbarcando un impegno immane per il numero e distribuzione territoriale degli assistiti e per la opprimente burocrazia , con la conseguenza anche di non poter svolgere adeguatamente il ruolo di filtro ,fondamentale per la sostenibilità del sistema sanitario ,e di diventare troppo spesso bersaglio di aggressività e pressioni da parte dei pazienti insoddisfatti o bisognosi .La realtà è che anche il sistema sanitario trentino si trova in difficoltà perché le strutture sono sotto organico ,perché mancano specialisti, perché mancano medici sul territorio, perché mancano infermieri. “La limitazione al tetto di spesa per le assunzioni del personale ,introdotto ancora nel 2004, fa sì che si vadano ad accreditare altri capitoli di spesa, per i gettonisti o per coprire turni aggiuntivi ad esempio ,e disponendo risorse per il privato per abbattere le liste d’attesa. Perché non possiamo quindi inserire questi fondi nel tetto di spesa per il personale del SSN ? “ (Dr. M.Ioppi). Questo è il primo intervento fondamentale e necessario: assumere personale a tempo indeterminato . La fuga dei professionisti ,anche dai concorsi, si affronta rendendo veramente attrattivo il posto pubblico con l’aggiornamento delle retribuzioni e puntando soprattutto su un sistema sanitario diverso ,che superi quello aziendalistico per rimettere al centro gli obiettivi di salute e valorizzare il ruolo delle professioni. Serve una diversa gestione del personale e del clima di lavoro. I professionisti vanno sostenuti, tutelati,valorizzati rendendo possibile la loro crescita professionale ,per garantire ai cittadini un’assistenza di qualità ,non basata meramente sul numero di prestazioni.Mancano investimenti ,o sono ancora insufficienti o inadeguati, anche nella sanità del territorio,troppo a lungo dimenticata ,anello fondamentale del sistema con la funzione di fornire prestazioni di primo livello e interventi allo scopo di prevenire e curare tutte quelle condizioni di salute delle persone il cui aggravamento o non presa in carico porta a ricorrere all’ospedale ,o a cercare altre soluzioni.Il ricorso al privato accreditato può essere considerato, ma solo se limitato o contingente e non strutturale.
Il privato eroga perlopiù prestazioni,non si fa carico del paziente e di tutti i suoi bisogni di salute : nei momenti più complessi e cruciali di urgenza/ emergenza, continuità dell’assistenza, polipatologia, terminalità ,è il pubblico ad occuparsene.
A tutto ciò , e tutti , si deve ben pensare, e a come sia prioritario “recuperare l’affezione del personale», come dalle parole e pensiero del Presidente Dr. M.Ioppi.
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