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La notizia della diffusione in Paesi europei e nordamericani della malattia infettiva “Vaiolo delle scimmie” sta invadendo lo scenario mediatico. Al momento siamo a 188 casi segnalati di vaiolo in 15 Paesi di cui 106 confermati. Fra di essi una sola donna.La fascia d’età colpita al momento è quella 20- 40 anni. La malattia e causata dal virus MPXV (MonkeyPoXVirus ), così chiamato perché identificato originariamente nelle scimmie,ma che riconosce anche molti altri serbatoi animali(soprattutto rodotori).Non è un virus nuovo , è noto da decenni per aver causato più volte epidemie umane, soprattutto in Africa centrale, forse a seguito della cessazione della vaccinazione per il vaiolo nel 1980, e dell’invasione crescente da parte dell’uomo degli habitat degli animali portatori del virus .La trasmissione all’uomo avviene occasionalmente, per esposizione a serbatoi animali, ma è possibile anche la trasmissione interumana per contatto diretto con fluidi corporei, come sangue, goccioline respiratorie, saliva, essudato di lesioni cutanee e croste, ed anche per contatto con oggetti contaminati quali lenzuola,vestiti, biancheria,,asciugamani, ecc.Non si può definire come una malattia a trasmissione sessuale o che riguarda in particolare gli omosessuali : al momento sappiamo che riguarda i contatti stretti , e quindi anche quelli sessuali.
La diagnosi di vaiolo delle scimmie nell’uomo è prevalentemente clinica, in base alla valutazione dei sintomi : febbre,cefalea,dolori muscolari, ingrossamento dei linfonodi, eruzione di pustole cutanee , ulcerazioni orali e genitali.
In genere la malattia si risolve in 1-2 settimane con adeguato riposo e senza terapie specifiche.
La letalità ,a seconda del ceppo virale coinvolto, nelle varie epidemie africane è stata misurata fra l’ 1 e il 3%, con punte del 10% -20%. Negli studi condotti nei paesi africani è stato osservato che la malattia dovuta al ceppo diffuso in Africa occidentale, che è quello finora rilevato nei casi segnalati in Europa, ha un tasso di mortalità di circa il 3,6%. La malattia può essere più grave nei bambini e negli individui immunocompromessi.
Ora disponiamo dei primi genomi virali sequenziati : mostrano grande somiglianza con i virus meno patogenici dell’Africa occidentale, come quello del virus che si propagò in Nigeria nel 2018 : una buona notizia, anche se preliminare.
Non sono noti per ora casi al di sopra di 55 anni di età :questa distribuzione è coerente con una diffusa immunità nella popolazione, dovuta alla vaccinazione contro il vaiolo umano, sospesa in Italia dal 1977 e abolita nel 1981.I vaccini contro il vaiolo originali non sono più disponibili, ma ne sono stati prodotti di più recenti per proteggere operatori sanitari e tecnici di laboratorio dalla potenziale esposizione professionale.
Sono disponibili farmaci antivirali attivi contro il vaiolo delle scimmie in vitro e nei modelli sperimentali. Tuttavia nessuno di questi farmaci è stato studiato o utilizzato in aree endemiche per trattare questa malattia.
Questo è tutto quello che sappiamo ad oggi.
Niente allarme ma grande attenzione.